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11 Giugno 2017 – 8^ Ultra Trail Serra di Celnao (AQ)

Archiviata a fine Aprile la Maratona di Vienna con il nuovo personale fissato a 3:14:08, la mente è andata subito al secondo grande obiettivo della primavera, l’8^ Ultra Trail Serra di Celano, 69km con 4.300 metri di dislivello nell’appennino abruzzese, terra di un collega.

 

Cambio di preparazione quindi, ritmi più blandi, salite e discese da correre a tutta e individuazione di un calendario di Trail di allenamento per provare il materiale, famigliarizzare con l’ambiente, rafforzare la muscolatura, alimentarsi in gara, ascoltare il corpo: non facile passare da una gara di regolarità e basata su poche variazioni di ritmo misurate al secondo con l’incognita di salite e discese.

Quindi il mese di maggio è trascorso tra il Trail del Motty ad Armeno (NO), 40km 2.300D+, il QUT a Bordo Val di Taro (PR), 24km D+1.030m, Trail del Monte Soglio (TO), 35km D+2.000, buoni i progressi dalla prima prova, devastante, 10 giorni con le gambe a pezzi, all’ultima, corsa in attacco fino alla fine.

Ma Celano è un’altra cosa, primo Ultra, mai corsi più di 50km, ma in pianura, atteso un arrivo tra le 12 e 13 ore, come reagiranno il corpo e la mente? Ma si va, siamo in 3, sveglia alle 2:30 per la partenza da dietro al Castello alle ore 4:00!

Al via una sfilata di atleti con la lampada frontale gira per il paese per prendere la strada del bosco, dagli 820 metri si passa nell’arco di 5km ai 1921 della cima della Serra di Celano che domina l’altopiano del Fucino sottostante. Si procede in fila nel sentiero impervio del bosco che sale in stretti tornanti, salgo con cautela, senza strafare, la corsa è lunga. Dopo circa 1 ora siamo fuori dalla vegetazione e raggiungiamo quel prato che si notava da sotto, si può spegnere la lampada, comincia ad alpeggiare, il cielo è terso senza una nuvola ed una leggera brezza quasi fredda soffia sulle maglie sudate, il panorama è meraviglioso ed animato solo dalla lunga fila degli atleti che si muove lenta nel tratto roccioso sovrastante dopo il prato. Ne approfitto subito per la prima barretta e via verso la cima che raggiungo in 1:28.

Veloce sorso d’acqua al ristoro e via lungo la cresta ed un tratto di discesa rocciosa difficile dove proseguo con cautela. I più esperti volano via in discesa e perdo contatto con coloro che mi precedevano e con Mariano, che mi supera subito. La roccia lascia spazio a tratti di sentiero nel prato, la pendenza è forte ma prendo coraggio e mi butto verso il ristoro dell’ottavo chilometro superato il quale la strada ritorna a salire sul Monte Faito ritornando dai 1500 ai 1700 prima di affrontare la lunga discesa nel bosco verso San Potito.

Raggiungo un primo concorrente sulla salita, proseguo a tentoni all’inizio della discesa cercando di intuire il percorso ed individuando i segnali. Finalmente vedo un altro concorrente che mi precede in discesa, mi accorgo di essere più veloce ed in effetti comincio a trovare quella confidenza che mi era mancata all’inizio. Il bosco è impervio ma asciutto, mi lancio deciso, raggiungo e supero nel primo tratto e proseguo prendendo qualche rischio: in 3km siamo di nuovo a circa 1000 metri, è il 12° chilometro e dopo un breve tratto su strada ci si inerpica verso le vestigia di un antico castello, superato il quale si avanza ancora nel bosco per raggiungere la zona di Ovindoli a quota 1400. Prima della fine della salita raggiungo un uomo ed una donna (arriverà poi terza), che distanzio nei prati e nel tratto successivo di ciclabile in leggera discesa fino al punto d’acqua. Sono già passate 3 ore e mezza, 18km, 1800 metri di dislivello, il sole è sorto già da un po’ ma è coperto dalla montagna. La salita che segue si snoda lungo un bosco di alberi ad alto fusto, sono solo ormai da parecchio tempo e risalgo da 1300 verso i 1700 quota alla quale dovrei tornare a scendere lungo un sentiero a mezza costa fino a raggiungere un fondo valle nella quale mi faccio largo nell’erba alta. Ne approfitto ancora per mangiare e bere, ma scorgo ormai la carrareccia sull’altro versante dove altri stanno già salendo.  Raggiungo e supero prima della fine del piano il quinto trailer e lungo la carrareccia in salita tengo come riferimento due vestiti di giallo. Alterno passo svelto a corsa dove spiana un po’ e vedo “i gialli” avvicinarsi, ormai il ristoro del 23* è vicino e lo raggiungiamo insieme. Qui si riempiono le borracce, si mangia, crostata, pecorino perché il prossimo sarà a 20km e la bellissima strada bianca lungo le pendici del Monte Sirente attraverso un lungo tratto assolato senza alberi né acqua. Riparto con i “gialli”, ma il mio passo in salita è più svelto ed a poco a poco li distanzio, bevo ancora lungo la salita, metto la crema solare e proseguo. Il panorama è meraviglioso, non sono ancora le 9:00 ma il sole si fa sentire, qua e là piccoli gruppi di vacche poderose si vedono lungo il dolce pendio e nell’altopiano sottostante, torniamo dolcemente verso quota 1850, ma verso il 26km comincia invece una dolce discesa. Vedo orami davanti a me la coppia che mi aveva superato poco prima della cima della Serra tante ore fa ormai e comincio la caccia nel terreno a me più favorevole.

Il mio passo in discesa è veloce 5-5:10/km e vedo da lontano che comincio ad avvicinarmi e quando la discesa si fa più ripida, orami ci sono e li raggiungo: è il 30° km sono già passate più di 5 ore. Si risale per poco e poi ancora giù lungo la carrareccia a tratti con qualche sasso in più che cerco di evitare mantenendo una falcata omogenea e dopo un po’ comincio a scorgere altri due che mi precedono, mentre la ragazza (arriverà seconda delle donne) e l’uomo mi seguono a distanza.

L’inseguimento si chiude al 36°km dove c’è il punto di controllo (ed acqua, pane ed olio anche) a quota 1300, da dove si torna brevemente a salire per poi affrontare la ripida discesa verso le gole. Accelero per raggiungere i 2 partiti prima di me dal ristoro, ho corso da solo molto a lungo ed ho voglia di proseguire con qualcuno.

Uno dei due è Mariano, eccolo raggiunto dopo 30 chilometri, ben presto l’altro si stacca e mi sforzo di tenere il passo in discesa.

Fine prima parte

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