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In compagnia di Marisa ho corso e concluso, sabato 24 giugno, la Cortina Trail. Dopo mesi di tira e molla con la preparazione che tardava a decollare, per l’infortunio muscolare, sono riuscito a partecipare a questa competizione per la 2° volta.

La Cortina Trail ha un tracciato ad anello di 48 km con 2600m di dislivello positivo, è considerata la “corta” nel contesto delle gare proposte dagli organizzatori in questo fine settimana. La “lunga” che ho avuto il privilegio di correrla, più di una volta, con le caratteristiche odierne nel 2012 è di circa 120 km con un dislivello di circa 6000m positivo.

L’anello in cui si snoda la gara è nel cuore delle Dolomiti, siti incontaminati, severi, mozzafiato, fiabeschi e lunari. Il sentiero è classificato con il bollino rosso: EE itinerario per escursionisti esperti. Attraversa, lasciato Cortina (Corso Italia), Laghi Ghedina, Val Travenanzes , Col dei Bos , Rifugio Col Gallina , Rifugio Averau, Passo Giau , Forcella Giau , Rifugio Croda da Lago , ecc.

Gli iscritti alla Cortina Trail sono 1500 atleti, una esagerazione per come ero abituato nelle edizioni passate. Ricordo alla 1° edizione dell’Ultratrail del 2007, allora si chiamava Ecomaratona delle tre Cime di Lavaredo, il limite max di atleti ammessi era di 250 unità: davvero un’altra storia.

Venerdì 23/06 appena giunti a Cortina abbiamo ritirato i pettorali e fatto controllare gli zainetti con il materiale obbligatorio che useremo in corsa. La mattina del sabato 24/06, il giorno della gara, io e Marisa ci rechiamo al punto di ritrovo alle 7:30, ci posizioniamo nelle retrovie in fondo alla marea umana. Un po’ appartati nella posizione ma nel pieno caos e frastuono di quei minuti cerchiamo di gestire le proprie preoccupazioni. Marisa sicuramente deve gestire l’approccio ad una gara lunga ed insolita e per colpa mia con un allenamento inadeguato. Io, ho la consapevolezza di non essere adeguatamente in forma e di non aver risolto definitivamente il problema muscolare, che mi tormenta da qualche mese, con l’aggiunta del gonfiore di una borsite al ginocchio dx, rimediato da una caduta due settimane fa in allenamento in montagna. Un po’ d’impazienza ma finalmente il via alle ore 8:00 ci libera un pochino dalle preoccupazioni, ora si pensa a correre e dove mettere i piedi evitando di farsi calpestare, o peggio ancora di farsi infilzare dai bastoncini, da questa mandria di bisonti. Si corre su asfalto almeno per un paio di km in leggera salita poi inizia il sentiero vero con pendenze severe. Noi che siamo nelle retrovie è difficile superare, il sentiero è troppo affollato , rischiare di uscire dal tracciato per farlo è un azzardo, si rischia di cadere o scivolare. In circa 7 km si sale a quota 1800m, brevi saliscendi per circa 3km poi si scende ai 1500m dei laghi Ghedina. Con il sentiero che si allarga, in alcuni punti, si supera gli atleti molto lenti. Il gran caldo previsto per questa giornata si conferma pienamente, si fa gran uso di liquidi fin dall’inizio dell’avventura. Ora dai laghi Ghedina si sale per circa 9km verso Col dei Bos (q.2350m) superando 850m di dislivello attraversando la selvaggia, lunare, bianchissima Valle Travenanzes. L’inizio della Valle è impervio e scivoloso per la presenza del fiumiciattolo impetuoso che scorre vicino. Tra un salto e l’altro tra le rocce il sussurro del fiume si mescola incessantemente tra i miei pensieri, le preoccupazioni solcano la fronte, molti fili d’argento hanno colorato i miei capelli negli ultimi anni, non smetterò mai di sognare, di cercare nuovi sentieri, stelle da seguire. Più su la valle s’allarga sempre di più, la vegetazione è quasi scomparsa del tutto, solo sassi bianchissimi, tanti rigagnoli d’acqua più o meno profondi da guadare continuamente. Raggiunto il Col dei Bos discesa fino a q.2000m al Rifugio Col Gallina (1°ristoro 24°km) qua finalmente ritrovo Marisa dopo tanti km e tanta confusione dai partecipanti. Si fa il pieno di tutto, cibo e liquidi e si riparte, distratto da chiacchere inciampo in un ciuffo d’erba, un po’ più alto del resto, e rotolo come un sasso martoriando il solito ginocchio. Mi riprendo, molto contrariato, mi rinfresco la parte scorticata con l’acqua di un ruscello vicino. Poco lontano sono presenti i famigliari, miei e di Marisa, venuti fin lì per spronarci, non hanno visto l’accaduto di un centinaio di metri prima e nemmeno ho minimamente pensato di raccontarlo: tutto ok. Si risale per il Rifugio Averau (q.2400m) salita di 3km con un dislivello di 400m, non riesco a spingere come vorrei, per il problema muscolare al limite, una fatica bestia, Marisa s’allontana nuovamente, sta bene, cancellate le preoccupazioni di inizio gara, va alla grande. Nuovamente si scende verso q. 2250m, con un lungo traverso si raggiunge il Passo Giau (2°ristoro) si riprende, si supera Forcella Giau (q.2350m) e con diversi saliscendi si arriva al Rifugio Croda da Lago (q.2000m- 38°km-3°ed ultimo ristoro). Io arrivo al rifugio, Marisa lo lascia, mi disseto e riparto. Mentre considero che tutto sommato la situazione fisica s’è stabilizzata e sotto controllo, 20 metri dentro il bosco una ragazza giovane di 25/30 anni me la trovo in mezzo al sentiero con gli occhi sbarrati, muta, con una mano mi indica la gola. In testa mi balena un solo pensiero “Sta soffocando!”. Senza esitazione getto i bastoncini per terra, mi posiziono dietro la schiena e a mani giunte a formare un grosso pugno, premendo il diaframma, lo faccio roteare verso l’alto causandole un urto di vomito. Si libera immediatamente del boccone di patata che aveva ostruito la via aerea, respira a pieni polmoni e ringrazia continuamente. Una frazione di secondi interminabili, un fatto imprevedibile che di conseguenza ha scatenato una reazione immediata e istintiva, scioccante per entrambi. Qualche minuto vicino a Lei per rincuorarla e incitarla a riprendere a correre. Gli ultimi 10 km sono leggeri, in discesa e svuotato dal piglio agonistico concludo il viaggio in 8h e 58 min. – 831°assoluto su 1357 atleti classificati. Marisa ha concluso il suo 1° Trail in 8h e 45min. -745° assoluta.

 

Luciano Bottarelli

 

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