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Affrontare una maratona importante a fine settembre comporta certamente un duro impegno durante l’estate, se poi l’evento è così perfettamente organizzato, in un contesto di pubblico ed entusiasmo coinvolgenti, un clima ideale, un tracciato piano e rettilineo non sorprende che i 3 Euroatleti abbiano ciascuno limato minuti al proprio personale.

Cominciamo però dall’inizio, alla 6:35 di sabato io, Dario e Fabrizio [con le loro famiglie], partiamo da Linate, destinazione Berlino, per partecipare alla 42^ Maratona di Berlino. Come di consueto inizio la mia iperidratazione (acqua, sport drink, birra…) del sabato precedente la corsa, prima di decollare già più di mezzo litro. La città è ancora tranquilla al nostro arrivo, questi i compiti del giorno: ritirare il pettorale, visitare il centro con sopralluogo nell’area partenza, trovare da mangiare e famigliarizzare con la birra.

Il Marathon expo è enorme, presso l’aeroporto dismesso di Tempelhof dove ci fermiamo anche per il pranzo all’aperto bratwurst e brazzle per me. Nel pomeriggio passeggiamo fino alla porta di Brandeburgo, dove si è svolta la gara di inline skate e l’allestimento per il giorno successivo è in corso. Ci accordiamo per il punto d’incontro per il dopo gara e via alla cena, speciale maratona, spatzle con verdure e ofnkartoffeln.

 

 

Ma veniamo alla domenica, sveglia alle 6, colazione ed alle 7 si parte. Aria frizzantina, 7-8 gradi, e splendida giornata di sole,  ci incamminiamo verso la S-Bahn, i vari concerti musicale della sera prima sono terminati ormai, le bottiglie di birra vuote tutte inscatolate accanto ai negozietti di alimentari, ma ancora si aggirano ragazze alticce e barcollanti, alcune portate a braccia, un ritmo sordo dall’altra parte della ferrovia si sente dal “Suicide Club”! Scendiamo a Friedrichstrasse e ci incamminiamo insieme ad grosso gruppo verso la zona di partenza dove ci prepariamo e proseguiamo verso le griglie: E per me e Dario in Wave 1, F per Fabrizio in Wave 2. Ci salutiamo e siamo pronti per il via che giunge alle 9:00 in punto.

 

Impieghiamo 5 minuti a raggiungere il via e non appena solcato improvvisamente c’è strada libera, si può correre a ritmo, aggancio subito sulla destra la striscia blu tratteggiata della linea ideale: “Il geometra della maratona” mi ero definito in qualche occasione precedente, per la capacità di disegnare pazientemente la traiettoria ideale durante la gara, ora devo avere pazienza non strafare e seguirla!

La prima svolta sulla destra avviene dopo più di 2 chilometri, ecco una delle caratteristiche del percorso: lunghi viali rettilinei su un percorso piatto, che ne fanno forse il più veloce e scorrevole al mondo, tra due ali continue di folla che ti incita e ti chiamano per nome, questa è la Maratona di Berlino.

Un’altra sensazione, che ho ripensato successivamente, è l’assenza di auto, tutto chiuso, transennato, solo corsa!

Semplice la strategia che avevo definito, primi 5 chilometri a 4:50/km, poi ritmo gara a 4:44/km fino al 30° chilometri e successivamente 4:43/km fino alla fine per un tempo atteso di 3:19:44, il tutto trascritto su un bracciale di carta serrato al polso.

Dopo 2 chilometri già abbasso i manicotti, troppo caldo, la fascia cardio segnala frequenze impossibili poi, finalmente, si riassesta dopo il 3° chilometro intorno a 143-145 b.p.m..

Transito in 24:12 al 5° chilometro, +2”, mi porto al passo gara e continuo a seguire la linea ideale, anche se, il tratto controsole rende a volte difficile individuarla. Sono già al 10° chilometro, 47:48, -2”, e, finalmente, cambiamo direzione e, con l’ombra dei palazzi ed i viali alberati, torna il fresco proprio quando cominciavo a disperare. Perdo qualche secondo al ristoro del 15° chilometro, che finisco per saltare con disappunto, sono già passate 1:11:34, +4”. Complessi, orchestre e musicisti vari si susseguono lungo il percorso, da un balcone spunta una cassa enorme con musica ritmata a palla ed un gruppo di  scatenati, in particolare una ragazza, sembrano intenzionati a ballare per tutta la gara.

Da qualche chilometro ormai riconosco due compagni che continuerò ad incrociare per tanti chilometri, “Street boy” c’è scritto sulla maglia di uno e “Marseille” su quella dell’altro, me li trovo davanti, ne supero uno, poi anche l’altro, ma l’uno riappare, quado pensavo di essere davanti, poi l’altro ancora. Con questo gioco di rincorse casuali arrivo al 20° chilometro, 1:35:05, -5” e poi alla mezza in 1:40:18, tempo esatto al secondo del mio piano gara!

Sto correndo molto bene, mantengo la calma e tengo il ritmo costante, alterno acqua e sali, passo veloce al 25°, 1:58:53, +3”, la frequenza cardiaca è ora tra i 152-153 b.p.m., ma nei chilometri successivi, sale ancora intorno a 155-156, ma sono ormai al 30° chilometro che passo dopo 2:22:26, -4”.

Mi continua ad impressionare la regolarità con la quale sto superando i vari passaggi, fin dall’inizio, inoltre, ho avuto la sensazione di sopravanzare altri concorrenti, anche se “Street Boy” e “Marseille” continuano a starmi intorno. Mi hanno indirettamente aiutato a mantenere concentrazione ed avere la certezza di non rimanere indietro, ma ora non li vedo più. Da qualche chilometro incrocio invece una ragazza danese, mi sembra però che vada troppo veloce, ma, alla fine, decido di tenerne il passo e faccio bene, per qualche chilometro avevo ceduto un paio di secondi ed al passaggio del 35° registro lo scarto più alto, 2:46:03, +8.

Comincio però a pensare che posso veramente farcela, il corpo non manda segnali di deterioramento e provo a forzare l’andatura, supero molti atleti e decido di abbandonare la ragazza danese che comincia invece a segnare il passo. Faccio dei buoni chilometri, il Garmin segna 4:40, poi 4:36, 4:35, ma sto forse facendo più strada perché non sto guadagnando come dovrei. Al 38° un breve tratto in leggera pendenza si fa sentire, cerco di correre sciolto poi lungo la breve discesa, approfitto del nuovo ristoro allo spugnaggio e poi di tirare dritto fino alla fine. Ormai il personale non può sfuggirmi, ma per stare sotto 3 ore e 20 bisogno rimanere concentrati fino alla fine. Sto correndo la mia miglior frazione in 23’28” , 4:42/km di media e passaggio al 40° chilometro che rasenta alla perfezione 3:09:31, +1’.

E’ fatta ora, nulla può più fermarmi, corro facile i 500 metri successivi, poi si svolta sulla sinistra, è tempo di incrementare il ritmo, ancora svolta a sinistra, sono al 41°, non guardo neanche il tempo del passaggio, non vedo l’ora che la nuova svolta ci sveli la porta di Brandeburgo che precede l’arrivo. Ci sono però ormai, il personale di corsa ci incanala sul lato sinistro e sono costretto ad abbandonare la “linea blu”, ma non importa più, conta solo lo striscione dell’arrivo 3:19:28!

Marco Mariani

P.S.

Grazie ai compagni di viaggio, Dario e Fabrizio e alle rispettive splendide famiglie per i fantastici due giorni trascorsi insieme.

 

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