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1° Maggio: La corsa dei briganti

Sembra di essere a novembre, giornata uggiosa con nuvole basse, che impediscono la vista dei monti, a strapiombo sul Lario, se non fosse che meravigliose azalee e bunganvillee fiorite nei giardini delle meravigliose ville tra Cernobbio e Menaggio indichino inequivocabilmente che è primavera inoltrata.

Arrivo presto ad Acquaseria, ritrovo al bar Carlo, oggi la nuova puntata del viaggio verso il Resegone si sposta sull’altro ramo del lago, per affrontare la 10^ Corsa dei briganti, prima prova del campionato regionale di società di corsa in montagna, il massimo del ludibrio per un povero runner di pianura!

Capisco subito guardandomi intorno che sarà corsa di retrovia, le maglie e la promiscuità di dialetti e cadenze indicano la provenienza dei partecipanti: dalle orobie alla valtellina, passando da entrambi i lati del lago. Cerco di raccogliere informazioni su tracciato ed, infine, confermo la scelta di correre con le scarpe da trail, opzione che si rivelerà sacrosanta considerato il fondo insidioso delle mulattiere rese viscide dalla pioggia.

Alle 10,00 in punto il via da quota 230 m., la gara prevede di salire a circa 700 metri di quota per poi scendere all’arrivo, dopo poco più di 6 chilometri, a San Martino, quota 550 m. s.l.m.

Si sale subito [15%] per circa 200 metri, il gruppo si sgrana immediatamente e procedo fianco a fianco con l’ultimo concorrente, ma poi spiana quasi subito con saliscendi discendente per più di un chilometro, che infatti scorre veloce, e ne approfitto per risalire alcune posizione superando via via anche un gruppetto di 4 donne nella salita successiva.

Sta di fatto che, dopo poco più di 2 chilometri, siamo ancora alla quota dei primi 200 metri, segno che la salita successiva sarà tosta! Ecco infatti che durante il terzo chilometro, in poco più di 300 metri, saliamo di quota per 60 metri, 200 metri per rifiatare ed ecco che nei successivi 900 metri circa passiamo da 322 m. a 557 m. 26%.

La salita si fa difficile, percorriamo infatti una ripida mulattiera resa insidiosa dalla pioggia che cade. Malgrado le scarpe, infatti, l’appoggio è incerto e spesso si scivola. Raggiungo qualche altro concorrente (si cammina ormai), ma da dietro via via mi raggiungono le 4 donne che avevo superato nel tratto più facile e che non riuscirò più a raggiungere. Il paesaggio è probabilmente bellissimo, ma siamo immersi nelle nuvole e rimaniamo tutti concentrati sui passi da compiere. Quel passo svelto in salita non mi è molto congeniale, cerco di tanto in tanto ad accennare passi di corsa, dove si può, rimanendo in contatto visivo con coloro che mi precedono. Le donne avanti si stanno distanziando tra di loro, uno o due giovani invece sembrano arretrare, ma non li raggiungerò.

Siamo ormai nei pressi di quello che si rileverà poi l’arrivo, ma proseguiamo oltre, ora siamo sopra alle nuvole più basse, continua a piovere sottile. Nuovo strappo violento, in meno di 200 metri più di 50 metri di quota, il quarto chilometro è passato da un po’, mantengo il contatto visivo con il ragazzo prima di me, accenno il passo di corsa nell’ennesima salita prima di quello che sembra un lungo saliscendi. La pendenza si è fatta corribile ma, un improvviso dolore al costato sulla parte destra, mi impedisce di accelerare come le gambe vorrebbero. Ci vogliono 500 metri perché passi il dolore, finalmente posso aumentare il ritmo, ma non vedo più chi mi precede anche perché il tracciato costringe a svolte continue.

E’ ormai l’ultimo chilometro, ci infiliamo all’interno di una frazione fatta di strette mulattiere lastricate, la salita si tramuta ben presto in discesa e si fa ancor più pericolosa e scivolosa, mi aiuto con i muri, con i corrimano, con le recinzioni per non cadere. Sono fuori del paese, sempre discesa, cerco i tratti con l’erba per cercare di non scivolare, infine decido di stare molto più attento, meglio preservare la salute per le prossime gare. Ultimo tratto infine su strada, ora si che si può lanciare l’ultima volata fino allo striscione dell’arrivo.

L’arrivo è una festa, piccolo ristoro ma ricco di dolci fatti in casa: torte di vario tipo (ottime), biscotti di pasta frolla (ne ho fatto incetta), uvette, frangole, anche con panna (eccessivo).

Ma la fatica non è terminata, si ritorna al lago, zaino in spalla, lungo la mulattiera, che, in discesa è ancora più scivolosa e difficile che in salita!

Marco Mariani

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